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Marzo 20, 2011

Rapporto sull’Economia della Provincia di Forlì-Cesena 2010

In un contesto economico generale che si presenta ancora difficile, tuttavia si evidenziano nel 2010 alcuni indicatori di segno positivo. In miglioramento, rispetto ad un 2009 negativo, l’andamento del settore manifatturiero, stazionario il turismo, ancora in crisi l’edilizia e i trasporti.
Questo è ciò che emerge dal “Rapporto sull’Economia della provincia di Forlì-Cesena nel 2010” realizzato dalla Camera di Commercio in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna. Il Rapporto, disponibile presentato mercoledì 16 marzo da Alberto Zambianchi, Presidente della Camera di Commercio, Guido Caselli, Direttore dell’Area Studi e Ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna e Patrizio Bianchi, Assessore Scuola, Formazione Professionale, Università e ricerca, Lavoro della Regione Emilia-Romagna.
I relatori nei loro interventi hanno affrontato varie problematiche: in particolare Alberto Zambianchi ha illustrato i principali indicatori congiunturali provinciali; Guido Caselli ha completato il quadro con riflessioni sull’evoluzione del nostro modello di sviluppo economico; Patrizio Bianchi, infine, è intervenuto con considerazioni che partendo dalla storia dello sviluppo industriale italiano, si allargano al panorama odierno e puntano sull’esigenza di investire sulle risorse umane, le competenze e la formazione professionale.

“Le dinamiche del sistema economico provinciale – dichiara Alberto Zambianchi, Presidente della Camera di Commercio di Forlì-Cesena – confermano nel 2010 il perdurare di una situazione difficile, che però lascia intravedere segnali positivi e uno scenario, per alcuni aspetti, “alleggerito”. Se vogliamo recuperare competitività, dobbiamo riuscire a cogliere ogni elemento positivo, supportandolo con azioni finalizzate a consolidare la crescita e a progettare, con una visione di lungo periodo, il nostro futuro. Continuerà quindi il nostro impegno per alleviare le situazioni di difficoltà, sostenendo la ripresa, l’innovazione, l’internazionalizzazione, con occhio particolarmente attento alle imprese più piccole, maggiormente in sofferenza”.

“Le imprese che hanno ottenuto risultati migliori – dichiara Guido Caselli, a conclusione del suo intervento – sono quelle che hanno investito nella propria struttura organizzativa e nel personale. Innovare ed esportare sono le azioni che producono risultati, ma solo se contestualizzati in strategie di medio e lungo periodo”.

“La Regione Emilia-Romagna sta investendo massicciamente – dichiara Patrizio Bianchi – sull’istruzione tecnica superiore della scuola , sulla formazione professionale e formazione in alto apprendistato, Università e dottorato di ricerca, perché riteniamo che la leva strategica dello sviluppo siano le risorse umane, cioè le “persone”.

Dall’analisi di uno scenario più ampio appare come la crescita globale, sul finire del 2010, sembri aver accelerato il passo e i primi segnali confermano per il 2011 un ritmo vivace e un buon incremento del Prodotto Interno Lordo mondiale, tuttavia questa ripresa si presenta con velocità diverse nelle varie aree geoeconomiche, in particolare nel nostro Paese appare “frenata”, per cui si prevede lontano il ritorno ai livelli pre-crisi.
Il nostro modello di sviluppo – nel quale si intrecciano aspetti di criticità congiunturali e dinamiche proprie del “ciclo di vita” – , appare essere entrato in una fase di maturità, resa più visibile dai cambiamenti del contesto internazionale e dei fattori della competitività. Partendo da questa analisi, si nota come il sistema economico provinciale si muova all’interno di uno scenario per alcuni aspetti positivo, per altri, è il caso dell’occupazione, fragile.
Infatti, dall’esame dei dati, si rileva come l’andamento del mercato del lavoro, nel 2010, in provincia, sia stato contrassegnato da persistenti elementi di difficoltà; nonostante ciò i livelli occupazionali hanno fatto rilevare, in termini di dinamica, una capacità di reazione e di tenuta lievemente migliore rispetto alla regione e all’Italia. Da notare però che prosegue l’aumento sostenuto (+9,6%) dei disoccupati rilevato dai Centri per l’Impiego (+10,1% disoccupati, +6,1% inoccupati). Gli iscritti nelle liste di mobilità a fine anno sono risultati in aumento del 25,1% rispetto al 2009. Il ricorso alle misure di integrazione salariale non ha mostrato segni di rallentamento, la CIG ordinaria è diminuita del 26,9%, ma quella straordinaria e quella in deroga sono fortemente aumentate (rispettivamente +148,8% e +209,3%), come pure si è riscontrato un aumento della conflittualità e delle controversie di lavoro.
A livello di struttura imprenditoriale, la provincia di Forlì-Cesena presenta 40.538 imprese attive (al 31/12/2010, rispetto al 2009, -0,3% in provincia, -0,2% in regione, stabile in Italia), di cui 2.530 con titolari stranieri. Sono 9,7 gli abitanti per ogni impresa attiva (10,2 in Regione e 11,4 in Italia). Aumentano del +4,6%, rispetto al 2009, le società di capitale (valore calcolato al netto del settore agricolo).
In agricoltura, dove continua un calo generalizzato del numero delle imprese, calo che si protrae peraltro da diversi anni, la Produzione Lorda Vendibile della provincia, pari a 595 milioni di euro nel 2010 rispetto all’anno precedente, ha evidenziato un aumento complessivo, in valore, dell’1,9%; dopo la pessima annata 2009, si sono riscontrati risultati migliori con una lieve contrazione delle quantità e una generale ripresa dei prezzi – che ha interessato in particolare il settore delle produzioni erbacee e arboree, mentre quello zootecnico ha registrato una contrazione del 3,6%, soprattutto riguardante le produzioni avicole -.
In generale permane comunque grave la situazione dell’agricoltura specie se la si analizza in un arco di tempo sufficientemente lungo (in termini reali il valore della produzione agricola è nettamente inferiore rispetto a 14 anni fa: -13,9%).
Per l’industria manifatturiera a livello locale, che conta 4.029 imprese attive (-1,7% rispetto al 2009), il 2010 si è chiuso positivamente, con una crescita, secondo Unioncamere, superiore a quella regionale e nazionale mediamente di un punto percentuale. Indicatori in aumento per produzione, fatturato, ordini interni ed esteri, in flessione invece per l’occupazione. Le prospettive evidenziate dagli operatori intervistati per il primo trimestre 2011, perlopiù di segno positivo, sono improntate alla fiducia e rappresentano un miglioramento rispetto a quelle espresse lo scorso anno (tranne che per l’occupazione).
Accomunati da un andamento negativo e dalla prevalenza di imprese poco strutturate, sono i comparti edile e dei trasporti: il primo contraddistinto da calo delle commesse e dell’occupazione, difficoltà a riscuotere i crediti e ad accedere al credito, il secondo da aumento dei costi di produzione e da forte concorrenza. Per entrambi i settori previsioni pessimistiche per il 2011.
Anno difficile anche per il commercio, comparto che ha sofferto per l’ulteriore calo dei consumi dovuto alla crisi e alla conseguente diminuita capacità di spesa delle famiglie. Quindi calo delle vendite e per quanto riguarda la dinamica imprenditoriale, saldo meno negativo fra aperture e cessazioni di attività rispetto all’anno precedente.
Il movimento commerciale con l’estero nel 2010 ha fatto rilevare, rispetto al 2009, un aumento sostenuto delle esportazioni pari al 14,8%, inferiore però al +16,1% regionale e al +15,7% nazionale. Le importazioni sono cresciute in tutti i livelli territoriali ad un ritmo più intenso delle esportazioni: +25% in provincia, +21,5% in Emilia-Romagna e +22,6% in Italia.
Nel complesso una stagione all’insegna della stabilità, quella turistica 2010, con arrivi e presenze in leggero calo (rispettivamente -0,3% e -0,4%, dati da gennaio a dicembre 2010, rispetto ad analogo periodo 2009); gli stranieri sono in aumento. Stazionario il comparto marittimo, in calo il termale, luci ed ombre per le località dell’Appennino, in flessione il flusso nei centri di Forlì e Cesena.
Riguardo al credito, in relazione ai “prestiti vivi” tra giugno e dicembre 2010, è stata rilevata un aumento che ha confermato la tendenza emersa fino a maggio, pari al 3,0%, superiore a quello regionale del 2,6% e nazionale dell’1,6%. Il rapporto sofferenze su prestiti totali sempre a fine dicembre si è attestato al 4,34%, a fronte del 4,28% dell’Emilia-Romagna. I depositi per localizzazione della clientela al 31/12/2010 sono risultati sostanzialmente stabili rispetto a giugno (+0,2%), a fronte della leggera diminuzione dello 0,3% riscontrata per la regione e della crescita prossima allo zero relativa al Paese (+0,1%).
Le imprese artigiane iscritte (13.751) sono il 33,9% del totale delle imprese attive provinciali al 31/12/2010; risultano in leggero calo (-1,7%) rispetto al 2009. Il sistema artigianale nel complesso “tiene”, con tendenza alla risalita per il metalmeccanico e la nautica, negativo il dato “occupazione”.
Buona capacità di reazione da parte della cooperazione, con performance più confortanti della media regionale. Le criticità maggiori si riscontrano nelle aree cultura, servizi, sociale, edilizia, trasporto e in alcuni comparti dell’agricoltura.
Gli ultimi scenari di previsione disponibili, delineati da Prometeia e Unioncamere Emilia-Romagna e riferiti a febbraio 2011, stimano una crescita complessiva del valore aggiunto nel 2010 dell’1,5%, con un ritmo lievemente più sostenuto rispetto alla regione (+1,2%) e all’Italia (+1,0%). Per il 2011 è previsto un rallentamento in tutti i livelli territoriali: +0,8% in provincia, +0,9% in regione e +0,9% a livello nazionale.
Fra le tendenze principali che dovrebbero caratterizzare il 2011 si evidenzia che la crescita sarà sostenuta dal settore manifatturiero; potrebbe delinearsi inoltre un ridimensionamento del ritmo di crescita delle esportazioni rispetto al 2009 e un’inversione di tendenza per il mercato del lavoro con un lievissimo recupero dei livelli occupazionali.

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