A dirlo è Ivo Ferrario di Pubblicità Italia, puntando il dito sulla penalizzazione delle spese che le imprese sostengono per i servizi pubblicitari. Secondo Centromarca, gran parte del bilancio aziendale di un’impresa media è penalizzato dalla crisi, che riduce notevolmente i consumi e costringe i distributori a pagare di tasca propria sconti e promozioni, pur di attirare nuovi clienti.
La crescita tanto sognata non arriva, nonostante le rosee previsioni per il 2014: il risultato è che, consultando il bilancio aziendale online di un’azienda media italiana, il budget disponibile per le campagne di comunicazione e marketing si assottiglia, rendendo impossibile lavorare a un sistema integrato.
Creare delle promozioni riservate è l’unico modo per salvare più di 30mila posti di lavoro, presenti oggi nel comparto della distribuzione (soprattutto agroalimentare). 8 miliardi di Euro è il costo totale che le aziende del settore dovranno pagare, spesso rimettendoci, per affrontare l’ennesimo calo dei consumi sancito dall’Istat e dagli organismi internazionali.
Se da un lato le aziende hanno apprezzato lo sforzo del Governo (che ha consentito di aumentare di poco il potere di acquisto delle famiglie), dall’altro sul bilancio aziendale grava il peso dell’Iva aumentata di un punto e delle imposte di riferimento in base all’organizzazione dell’attività.
La situazione di crisi nel bilancio aziendale è stata confermata anche dal Gruppo Rcs, che ha notato, in una sua recente iniziativa promozionale, la massiccia adesione delle imprese del comparto agroalimentare: l’iniziativa consisteva nel stimolare i consumi attraverso un’estrazione e tantissimi lettori del Gruppo hanno aderito, consentendo alle imprese di risparmiare notevolmente sulla voce “Comunicazione e marketing” del bilancio aziendale.
Basta un’occhiata al bilancio aziendale online per tenere conto di questi dati: Ivo Ferrario non ha dubbi su questo punto. Le imprese sono lasciate sole nel momento in cui avrebbero più bisogno di innovazione: la strategia di impresa, da sola, potrebbe non bastare a coprire la mancanza di un piano strutturato a livello nazionale in fatto di impresa.
I grandi marchi che costituiscono il mercato italiano reggono, ma senza una spinta sarà difficile vedere uno spiraglio di luce, che consenta alle imprese di riprendere fiato e re-investire nei settori che contano.